L’affido familiare: il racconto di Paola e Graziano

Siamo riusciti a creare un legame affettivo molto forte, attraverso il quale abbiamo creato una famiglia: noi per loro e loro per noi . Il primo contatto con la possibilità di intraprendere un percorso di accoglienza per minori stranieri non accompagnati attraverso l’affido familiare, è avvenuto per Paola e Graziano all’inizio dell’anno 2016, tramite una proposta da parte di Franca Pagani (pedagogista dell’Ufficio Minori stranieri non accompagnati, Servizi Sociali del Comune di Piacenza). La coppia era infatti già in contatto con un’altra famiglia affidataria e nota ai Servizi per un precedente affido. Paola e Graziano decidono quindi di prendersi il tempo necessario per valutare l’eventualità di questa scelta, certamente differente rispetto all’affido di una bambina di 5 anni, di cui avevano fatto esperienza. I loro dubbi riguardavano non solo l’età, in quanto il minore candidato era un adolescente prossimo alla maggiore età, ma anche le differenze linguistiche e culturali e di conseguenza la modalità di approccio ed educativa da adottare. Dopo circa un mese ricontattano la Dott.ssa Pagani e chiedono di poter avere in affidamento non solo il minore da lei indicato inizialmente, ma anche un suo amico, in quanto erano venuti a conoscenza di un forte legame che non volevano spezzare. Ritenevano infatti che insieme avrebbero potuto aiutarsi reciprocamente, in particolar modo dal punto di vista linguistico, essendo entrambi di origine albanese. È stato così organizzato, tramite i Servizi, un incontro di conoscenza nel cortile dell’ostello dove alloggiavano i minori. Paola e Graziano hanno così potuto associare per la prima volta un volto e un corpo a quei ragazzi, Eugen e Liseld, di cui fino
a quel momento conoscevano solo alcune essenziali caratteristiche. Delle poche ore passate insieme ricordano diverse sensazioni e pensieri, tra cui “avremo fatto la scelta giusta?”, “riusciremo a conciliare le nostre abitudini di marito e moglie con quelle di due ragazzi adolescenti provenienti da un altro paese?”. Ritenevano infatti l’esperienza che li avrebbe attesi un vero e proprio salto nel buio. Averli potuti guardare negli occhi quel giorno ha però instaurato in loro la fiducia necessaria per confermare quella decisione. Così, il giorno successivo, il 5 marzo 2016 sono andati a prendere Eugen e Liseld in ostello e li hanno portati a casa con loro, dando ufficialmente avvio al percorso di affido familiare per entrambi. La preparazione dello spazio casalingo, iniziata qualche tempo prima del loro arrivo, è stata per loro un passaggio molto naturale, in quanto in casa era già presente una stanza libera con un letto, a cui è stato solo necessario aggiungerne un altro accanto. Dato che la conoscenza dell’italiano di Eugen e Liseld era ancora poca, la modalità principale con cui la famiglia ha iniziato ad interagire e a costruire un legame è stata attraverso un gioco di carte albanese chiamato “Morlan”. I ragazzi passavano la maggior parte della quotidianità con Paola, mentre Graziano era a lavoro, giocando a carte e a giochi di società come Monopoly, uscendo in bicicletta nelle campagne limitrofe, oltre a studiare la lingua italiana. Uno degli eventi più significativi che ricordano è sicuramente la festa a sorpresa organizzata per il diciottesimo compleanno di Liseld a maggio, dopo qualche mese di permanenza in famiglia. Data la passione per la meccanica e le automobili, Paola aveva finto un guasto alla macchina, con lo scopo di chiamarlo per farsi venire ad aiutare. Quando però arriva nel luogo da lei indicato, si trova davanti tutti gli amici e i parenti ed una bellissima torta con il simbolo della Mercedes, casa automobilistica che adora da sempre. Qualche mese dopo, verrà organizzata in modo del tutto simile anche la festa di compleanno di Eugen. Paola e Graziano ritengono che questa esperienza di affido gli abbia permesso di essere genitori a 360°, anche se non hanno mai avuto figli biologici. Infatti, la possibilità di sperimentarsi con due ragazzi stranieri prossimi alla maggiore età, ha dato loro l’occasione di mettersi ulteriormente in gioco, rafforzando anche il loro rapporto di marito e moglie. Nel complesso, l’affido familiare di Eugen e Liseld, viene definito dalla coppia come un’esperienza positiva e soddisfacente, nonostante le iniziali difficoltà, la differenza di lingua, di cultura, di abitudini alimentari. Essenziale durante tutto il percorso, è stato anche il supporto di Franca Pagani, figura di riferimento in cui hanno riposto la loro fiducia, determinante in particolar modo nella fase iniziale e decisionale. Riferiscono verbalmente e non, attraverso l’emotività che si coglie entrambi durante l’intervista, di essere riusciti a creare un legame affettivo molto forte, attraverso il quale “abbiamo creato una famiglia: noi per loro e loro per noi qualsiasi cosa succeda io alzo il telefono e loro corrono, come io corro per loro”. Questo legame è infatti ancora saldo, sei anni dopo la conclusione del percorso di affido. Al compimento della maggiore età Eugen e Liseld sono stati accolti per altri quattro anni dalla famiglia e grazie all’aiuto di Graziano, sono entrati a far parte del suo team presso la sede di una prestigiosa concessionaria di Piacenza, dove lavorano ancora oggi.

Paola e Graziano