AL VIA UN NUOVO PERCORSO DI ACCOGLIENZA IN FAMIGLIA PER MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI

Da fine gennaio ha avuto inizio una nuova esperienza di accoglienza in affido! Facciamo i migliori auguri alla famiglia ed al ragazzo che hanno deciso di iniziare questo nuovo viaggio insieme mettendo in condivisione le proprie esperienze ed i propri spazi.
Cogliamo l’occasione per condividere il racconto scritto a quattro mani di Anna e Kebba, che ci hanno condiviso la propria esperienza di affido familiare, aprendoci uno sguardo lungo tutta la parabola dell’accoglienza, dal primo incontro alla vita in autonomia del ragazzo ormai divenuto maggiorenne.

“Grazie a Kebba ci siamo scoperti una famiglia unita”

K. “Un amico che era in comunità con me era già stato accolto in famiglia ed era contento, così quando mi hanno detto che c’era una famiglia anche per me li ho incontrati con il tutor della comunità e ho chiesto quanto tempo dovevo stare con loro. Pensavo un anno ma sono rimasto con loro due”.

A. “Abbiamo incontrato Kebba la prima volta nella comunità dove viveva, in una saletta tranquilla con l’assistente sociale che era già venuta a casa nostra, e l’operatore della comunità. In quell’occasione hanno parlato gli operatori, noi abbiamo soprattutto sorriso. Lui sorrideva più timidamente. Incontrarlo ha positivamente concretizzato i pensieri e le idee che ci eravamo fatti”.

K. “Prima sono andato da loro di giorno e poi tornavo nella comunità. Dopo mi sono trasferito. Quando ho detto alla mia mamma, che c’era una famiglia che mi aveva accolto, lei era contenta per me”.

A. “Negli incontri successivi, un paio di domeniche, abbiamo coinvolto Kebba in attività della famiglia: la preparazione di una cena, la festa di compleanno della nonna, abbiamo guardato insieme sotto la pioggia una partita di calcio, la sua passione. Dopo i primi tempi ho parlato al telefono con la sua mamma in Gambia che ha voluto ringraziarci e ci ha chiesto se si comportava bene. Mi ha fatto molto piacere parlarle direttamente e poterle dire che Kebba era gentile e si impegnava molto. Ci ha rassicurato scoprire che era molto autonomo perché noi siamo tutti molto impegnati fuori casa, la nostra maggiore preoccupazione all’inizio era che si sentisse poco supportato. Presto anche le sue giornate si sono riempite con la scuola, gli allenamenti, corsi e volontariato grazie anche all’aiuto delle operatrici e delle associazioni che sostengono il progetto. La cosa più difficile ma anche la più utile per lui è stato prendere la patente: lo ha aiutato a imparare l’italiano perché la voglia di passare l’esame ha avuto la meglio sui difficili termini e sulle frasi complicate dei test”.

K. “Ora abito con alcuni amici. Vivere nella famiglia mi ha aiutato tanto. Ho imparato molte cose e ci sono certe cose che riesco a fare da solo grazie alla famiglia. Ho imparato l’italiano molto più in famiglia che a scuola perché a casa parlavamo solo in italiano. Vivere in famiglia mi ha dato più vantaggi per poter gestire i documenti e gli appuntamenti”.