“Prendersi cura, dare voce, ascoltare, rappresentare”, questo il titolo del primo incontro – tenutosi il 6 marzo 2018 dalle ore 17 alle ore 21 presso la Cappella Farnese di Palazzo d’Accursio a Bologna – rivolto ai cittadini che vogliono partecipare ai progetti di prossimità e vicinanza solidale a favore dei richiedenti e titolari di protezione internazionale, con particolare attenzione alla presa in carico dei minori stranieri non accompagnati.
Si tratta del primo momento di un percorso, organizzato dall’Azienda Servizi alla Persona Città di Bologna, per orientare e supportare chi abita nel territorio bolognese ed ha manifestato l’intenzione di attivarsi per contribuire all’accoglienza e all’integrazione.
Gli interventi, seguiti da circa un centinaio di persone, hanno voluto mostrare la pluralità di progetti ai quali è possibile partecipare.
Maria Adele Mimmi, capo dell’Area Benessere di Comunità del Comune di Bologna, ed Elisabetta Scoccati, direttore generale di ASP Città di Bologna, hanno introdotto al percorso di formazione e hanno descrito il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) attivo nella Città Metropolitana di Bologna.
Dario Vinci, responsabile dell’Ufficio Tutele del Comune di Bologna, ha raccontato l’esperienza dei tutori volontari e la possibilità di farne parte.
Chiara Labanti, responsabile del Centro per le Famiglie di ASP Città di Bologna ha parlato dell’affido familiare dei minori stranieri non accompagnati e dei criteri che prevede.
Paola Cavalleri, del Servizio Risorse Minori di ASP Città di Bologna, ha descritto il progetto di affiancamento ai minori stranieri non accompagnati accolti in comunità. Assieme a lei è intervenuto Giovanni, un ragazzo che ha partecipato a questo progetto ed ha portato la sua testimonianza.
Anna Viola Toller, coordinatrice del progetto Vesta per la cooperativa Camelot, ha illustrato la possibilità di ospitare un rifugiato nella porpria casa, un’esprienza di integrazione e un traghetto verso l’autonomia per ragazzi neomaggiorenni. Assieme a lei sono intervenuti Laura e Francesco, giovane coppia bolognese che ha accolto Becaye, neomaggiorenne del Senegal.
I due ragazzi si sono soffermati su quanto sia stato importante sapere di poter contare su un progetto e su operatori che li hanno seguiti durante il percorso soprattutto nella ricerca di una casa per Becaye al termine della sua ospitalità. Quello che “dà un di più” al progetto secondo loro è proprio la possibilità di dimostrare quanto sia normale e umano avere voglia di ospitare e accogliere questi ragazzi, che di fatto hanno un nome e un volto.
Al termine degli interventi, si è aperto lo spazio alle domande dei presenti che hanno avuto la possibilità di confrontarsi su dubbi, problematiche e aspetti tecnici dei vari progetti.
L’obiettivo di questa plenaria è stato quello di indirizzare i presenti, sia famiglie che singoli, verso il progetto più idoneo da seguire.
Il prossimo incontro, previsto per il 20 marzo dalle 17.30 alle 20.30 nel medesimo luogo, si terrà nuovamente in plenaria e solo successivamente inizieranno i percorsi individuali delle progettualità.
Questa scelta è stata fatta per permettere ai cittadini di avere il tempo di scegliere con quale percorso interfacciarsi.
Tutti i momenti di formazione si terranno nel tardo pomeriggio, per agevolare i lavoratori, e saranno tenuti da esperti nel settore dell’integrazione (operatori, avvocati, servizi sociali) con spazio per il confornto e la condivisione.
Oltre ai due incontri plenari, per ciascun percorso sono previsti dai 3 ai 4 incontri (date da confermare così come luogo e orario) più 2 ulteriori incontri per chi deciderà di iniziare l’affido famigliare.